Laboratorio di storia di Rovereto
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Rovereto 1919-1939
Autoritratto di una città
OsirideRovereto (TN) 1996

Il volume che raccoglie e sviluppa i risultati della prima ricerca del Laboratorio di storia, che culminò nel 1990 nella mostra fotografico-documentaria Rovereto in bianco e nero. Una città fra due imperi.  

 

Uno sguardo alla nostra storia


II 1989 fu il primo anno di vita del «Laboratorio di storia» dell'Università della terza età e del tempo disponibile di Rovereto (così si chiamava allora; oggi, con un velo di mistero e un po' di retorica in più, si chiama «dell'età libera»); in quell'anno un gruppo di diciassette iscritti - coordinato da Diego Leoni, Fabrizio Rasera, Camillo Zadra - diede avvio ad un progetto di ricerca volto ad attivare la memoria collettiva degli anni Venti e Trenta, alla sua rielaborazione e restituzione alla città attraverso il racconto pubblico di quella storia. Il progetto culminò, nella primavera del 1990, nell'allestimento di una mostra fotografica e documentaria dal titolo «Rovereto in bianco e nero - Una città fra due imperi». Di quell'iniziativa non rimasero, allora, che il dépliant e il manifesto; ma i materiali raccolti accompagnarono il «Laboratorio» nei suoi frequenti e disarmanti spostamenti da una sede all'altra. Furono accantonati alla buona, con una schedatura approssimativa, in attesa che arrivasse un momento migliore per ìl loro utilizzo.

 Intanto era stata avviata la ricerca sulla seconda guerra mondiale, sfociata, al termine di tre anni di lavoro, nella mostra e nel libro «Rovereto 1940-45. Frammenti di un'autobiografia della città» (Ed. Osiride-Materiali di lavoro, 1993). Forte di quell'esperienza storico-editoriale, gratificata da un buon consenso di pubblico e di critica, il gruppo di iscritti al «Laboratorio» decise - era l'anno 1994 - di ripartire dai materiali raccolti per la prima mostra, estendendo la ricerca sia nel campo dell'iconografia che in quello delle altre fonti documentarie, con l'intento di dare a quella storia narrata in mostra maggiore visibilità e leggibilità, nonché rigore, attraverso la redazione di due volumi: una storia fotografica della città (che fosse, nel contempo, una storia della fotografia roveretana); e una raccolta di scritti, frutto della nostra indagine e di quella di un gruppo di collaboratori esterni. A due anni di distanza, il progetto giunge a realizzazione, con il libro fotografico che presentiamo e l'altro che uscirà fra qualche mese a suggello di questo lungo e impegnativo ciclo dì ricerca.

Attraverso quali modalità, con quali finalità, con quali risultati e caratteristiche, infine, è arrivato a comporsi, in forma di libro, questo «autoritratto della città»? Diciamo, innanzitutto, che anche in questo caso i lettori si troveranno di fronte ad un'opera collettiva, corale, costruita da un gruppo" di ricercatori - che sono, insieme, testimoni di se stessi e di un'epoca - dal quale sono stati attratti flussi (spontanei o indotti) di persone e di materiali in misura tale da legittimare quel titolo e da far travalicare a quella collettività che l'ha prodotta le ristrette dimensioni del «Laboratorio» assumendo quelle di un'intera comunità. Cosa non facile, sia perché il periodo considerato è ancora soggetto a forti censure e rimozioni (e mettere/mettersi «in mostra» attraverso la fotografia può risultare ancora più imbarazzante che non attraverso altre forme di trasmissione della memoria), sia perché la città non dispone di un archivio fotografico organizzato che possa mettere a disposizione dei ricercatori i materiali su cui studiare e lavorare. È cominciato così un paziente, certosino, testardo lavoro di ricerca delle tracce fotografiche di quei vent'anni di storia della città, dei «detriti» che i suoi abitanti si sono lasciati alle spalle, certi comperavamo che «questa attività comporta una particolare virtù, di tipo civico, che s'addice ad una società democratica». Poco a poco, scavando negli archivi di enti pubblici e di associazioni, attingendo alle raccolte dei privati, abbiamo costruito un nostro archivio ricco di circa 5.000 fotografie scattate in quei vent'anni, ordinate per soggetti e schedate secondo i criteri catalografici predisposti dalla Fototeca provinciale.

Abbiamo costruito una nostra storia: facilitati in questo dal fatto che ci siamo proposti -e siamo stati percepiti - come «intermediari» affidabili, interlocutori non faziosi, raccoglitori scrupolosi. Squarciato il velo, ci siamo trovati di fronte ad una situazione di grande e grave dissipazione del patrimonio fotografico della città, non solo per la già notata mancanza di una fototeca, ma perché in questa assenza si è consumata, in modo forse irreversibile, la distruzione dei patrimoni degli studi fotografici, «base indispensabile per la ricostruzione della storia della fotografia» e, di riflesso, delle comunità che l'hanno prodotta. Se le nostre informazioni non sono errate - lieti di essere smentiti! - gli archivi, comprese naturalmente le attrezzature, di almeno cinque dei sei studi fotografici e quelli dei due fotografi ambulanti operanti negli anni Venti e Trenta sono andati dispersi ed è oggi impossibile ricomporli attraverso un «restauro»; ad essi si accompagna la perdita, giorno per giorno, degli album di famiglia: un patrimonio che, preso pezzo per pezzo, può rilevarsi scarsamente significativo, ma che, considerato nella sua globalità, sprigionerebbe una ricchezza documentaria senza paragoni.

Via via che il lavoro di raccolta e schedatura procedeva, avevamo conferma, da un lato, della bontà e giustezza del nostro agire, lontano da qualsivoglia «operazione del tutto astratta e formale di un'acquisizione, senza che essa passi per una ricerca dei modi, dei metodi e delle concrete possibilità di fruizione dei materiali conservati; dall'altro, della necessità che a questo dovesse seguire un intervento pubblico finalizzato al «restauro e alla conservazione degli insiemi che sono continuamente distrutti»: ipoteca pesante per le istituzioni cittadine preposte alla salvaguardia della memoria visiva.

Edizioni Osiride - Materiali di lavoro

A cura di:
Luciano Bettini, Gianni Canepel, Elsa Dalbosco Lando, Riccarda Fedriga Giordani, Bruno Keller, Lidia Lestani Canepel, Livia Tomasi Salvetti

Coordinatore:
Diego Leoni